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Quattro opere che ritraggono paesaggi, quattro oli, quattro vedute luminose. C’è fedeltà alla propria ispirazione, al proprio percorso artistico, al proprio mondo, alla propria identità geografica. La perizia tecnica dei tratti e delle scelte cromatiche è ovunque evidente così come evidente ed apprezzabile è il gusto di cogliere quel quid di suggestivo che c’è nel paesaggio e riportarlo su tela trasfigurato dalla propria sensibilità d’animo e di artista. Abbiamo dunque quattro opere simili ma non certo uguali e monotone. Ci troviamo di fronte, infatti, ad una luminosa, quieta ed intima contemplazione di uno scorcio di un borgo marinaro delle Cinque Terre (opera n. 11 “Barche a Vernazza”) ove i particolari realistici (le barche in primo piano, i panni stesi, la semplice architettura) tendono a sfumare in un sogno di passato grazie ad un dolce cromatismo e di fronte ad una visione fantasmagorica ed abbagliante in cui le luci della modernità prevalgono sulla preesistente architettura che emana un suo suadente fascino grazie anche al gioco di rifrazione caleidoscopica nelle acque (opera n. 10 “Notturno al Porto Antico di Genova”).
Nell’opera 12 -
(Prof. Vito Antonio Laurino)
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