Menu principale:
Cristina Lisanti, nata a Taranto, si trasferisce ad Augusta (SR).
Attratta sin da piccola dai colori, matura in seguito una passione che la spinge ad intraprendere degli studi artistici veri e propri fino al conseguimento della maturità al Liceo Artistico di Catania, dove vive e lavora.
Ha partecipato a numerose collettive e fatto mostre personali, nonché a manifestazioni d’arte e concorsi che si sono svolte in varie città italiane ed anche all’estero, ad Augusta (SR); Ferrandina (Matera); Spinetoli (Ascoli Piceno), Parigi, Catania, Lamezia Terme (CZ) e Sanremo, per citarne alcune.
Curriculum
Diploma di Maturità Artistica a Catania.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
*** *** *** *** ***
Un artistico percorso tra reale, citazioni e simboli
Il percorso artistico/espressivo di Cristina LISANTI appare particolarmente interessante e degno di attenzione perché le opere prendono spesso spunto da riferimenti culturali noti (artistici e letterari in particolare) per divenire poi ricche di messaggi simbolici suggestivi e intensi, profondamente umani e attuali.
Anche la rappresentazione del reale, luogo, oggetto, persona trascolora nel simbolo, nell’introspezione personale, nell’aspirazione a cogliere qualcosa che trascenda l’usuale, il noto, il conosciuto e diventi magico messaggio.
Alcuni luoghi, situazioni, figure umane, fiori, infatti, appaiono sapientemente raffigurati con particolari realistici che permettono una immediata identificazione (anche perché citati nella didascalia che presenta il dipinto) ma soprattutto evocano immediatamente stati d’animo, personali impressioni, speranze, visioni di un’altra realtà che supera ciò che appare e diventa messaggio analogico, sia che si tratti della vivida, saettante luce di un faro, o di una cerimonia religiosa, o di un fiore, o di un personaggio femminile vittima della barbarie della Shoà, o caratterizzato da civico impegno o dall’intenso affetto materno.
E’ evidente come l’artista si accosti alla magica bellezza della natura con occhi stupiti e attenti, con commozione viva e profonda per scoprire le proprie vibrazioni sentimentali e cogliere i messaggi che essa ci sussurra.
Quando Cristina ne dipinge gli aspetti è accurata nella rappresentazione dei dettagli ma li sublima, spesso, con l’uso di colori accesi, vivaci, di squillante armonia cromatica.
Così, in varie opere, si nota un’accurata ricerca di sperimentazione tecnica, una sapiente gestione del rapporto luce/colore tanto che attraggono l’occhio ed emozionano l’animo i palpiti di luce blu che trascolora, il vivido fiammeggiante effondersi della lava, i contrasti cromatici o le sfumature di colore della frutta, dei fiori, del cielo, del mare.
L’opera di Cristina è intima confessione, ricerca del proprio passato, e oggettivazione della propria visione del mondo e della vita dell’uomo, anelito di comunicazione con animi sensibili al bello, alle umane problematiche, animi attenti e partecipi alle gioie e alle sofferenze dell’uomo.
E’ anche un’opera che evidenzia una ricerca espressiva accurata e originale, una continua sperimentazione del rapporto forma/colori e nell’uso del materiale e della tecnica per dipingere.
(Prof. Vito Antonio Laurino)
*** *** ***
le voci della critica
(di Giovanna Berretta: UN INCANTATO MONDO INTERIORE)
Attraverso una profonda sensibilità romantica, la pittrice Cristina Lisanti riesce a guidare il fruitore delle sue opere verso una visione di sconfinamento oltre il tempo.
Ella, infatti, con impalpabili modulazioni di una luce blu (blu chiaro, blu-
Con questo gesto artistico si nota nella Lisanti una profonda capacità lirica intimistica, inabissata in atmosfera leopardiana.
Ad esempio, infatti, nell'opera "Paesaggio Notturno" Cristina descrive la luna, il cielo e il mare come una realtà magica in cui rinasce l'antico silenzioso dialogo tra l'anima e il Creato.
Traspare così dall'Estetica dell'artista una valenza metafisica dell'Irreale nel Reale, di un esistenziale anelito di libertà.
Arte quindi che diventa mezzo evocativo di una sorgente onirica, di un Realismo Simbolico.
La pittrice esprime ansia d'idea mistica.
Questo sentimento dell'Arte fu vissuto da Van Gogh in "Notte Stellata" o da Rothko e Klein nelle loro luminose tele informali.
Io definirei il linguaggio iconografico della Lisanti, costruito con soggetti (rami di pesco, di mimosa, pianeti) disegnati fin nei minimi dettagli alla maniera fiamminga, nipponica e colorati con vibranti tinte (rosso, verde, oro, argento), come una proiezione di un suo incantato mondo interiore su di una esperienza artistica intessuta di post-
*** *** ***
(di Aldo Maria Pero)
Cristina Lisanti, artista con un mondo di affetti e di idee da comunicare, ha compiuto una interessante operazione per conferire un aspetto assai personale alla sua produzione, quella di unificarla sotto il profilo stilistico con un particolare sfondo, che per la granulazione in blu, ha definito "effetto jeans" e in effetti molte sue composizioni hanno una particolare coloritura che richiama questo tessuto.
Se tale iniziativa è importante, sono assai più significativi i temi affrontati nella vasta produzione dell'artista tarantina, che ha orientato la propria ricerca su vari filoni cui attende contemporaneamente pur rimanendo fedele ad un coerente indirizzo di carattere sentimentale.
Esiste infatti una serie di tele dedicate ai fiori caratterizzata da un minimalismo rappresentativo nella sintesi tra sfondo e un'immagine floreale ridotta all'essenziale, ciò che la fa pienamente risaltare nell'ambito di un'elegante sobrietà.
Altrettanto significativi gli omaggi di un paesaggismo sui generis dedicato alla sua terra d'adozione, quella Sicilia che illustra nel furore dell'Etna con due tele molto interessanti, l'una che interpreta il vulcano in termini quasi geometrici rappresentandolo come un cono di fuoco; l'altra, più coinvolgente, disegna con la lava incandescente una snella figura di donna inarcata sulla colata che esplode alla sommità del monte.
Di accenti delicati,in una scena già vista in Guttuso, ma qui resa con colori meno squillanti, sono i "Fichi d'India, due piante che incrociano le larghe e carnose foglie con i loro fioriti frutti in due diverse tonalità di verde.
Un'altra coppia di tele raffigura, in maniera assai diversa, il "Faro di Augusta".
Si tratta in ambedue i casi di immagini quasi stilizzate, rese con un preciso linearismo, ma la prima reca il faro in primo piano e traccia un raggio di luce che fora la notte simboleggiando al contempo il lume della ragione e della conoscenza; mentre la seconda è più descrittiva.
Il faro è dipinto sullo sfondo e la sua luce, non più simile ad una sciabolata nella notte, s'immerge nella foschia lontana e illumina molti particolari della costa.
La Lisanti, nel romanticismo che la caratterizza, va oltre alle ambientazioni che tradiscono l'amore per la notte e per i sospiri ch'essa suscita nel mare prossimo e nella luna lontana per avvicinarsi a testi poetici e letterari che non illustra ma interpreta.
Valgano per tutti il quadro dedicato a "La Ginestra di G. Leopardi", che sull'azzurro dello sfondo delinea una stenta pianta dell'aulico fiore: nella sua modestia il fiore nato sulle pendici dello <<sterminator vesevo>> simboleggia la difficile condizione umana.
Più ricco di simboli risulta "Il diario di Anna Frank" nel quale intorno alla bionda e graziosa figuretta della fanciulla olandese perseguitata dai nazisti l'artista disegna, senza affollare la tela, la scaletta che porta all'ultimo rifugio, delinea una grande luna, l'unica visione consentita ad Anna nel suo rifugio e allo stesso tempo fonte di sogni e di speranze che sarebbero state infrante dal suo crudele destino; aggiunge un abito da sposa per un matrimonio, desiderato e perduto; ed un fiore, simbolo della sua verde età e della sua purezza.
A volte il pennello lascia le, orecchiando Leopardi, <<sudate tele>> e indugia su una sorridente ironia e sul fascino del gioco.
Ne sono esempi l'Autoritratto e ritratto di Stefania, una brillante esercitazione di sfumati grigi con le due figure riprese alle spalle, si che si tratta di ritratti di schiene e non di volti; e la seducente "Composizione di mele" costituita da una mela gratificata di un rosso squillante, un colore normalmente estraneo alle propensioni cromatiche dell'autrice al fianco della quale è allineata una mezza mela, i cui semi disegnano un volto sorridente o addirittura irridente.
Pieno d'immaginazione, tutto giocato sulla contrapposizione fra il prediletto sfondo blu e una manciata di birille, che scopriamo essere pianeti, è il quadro "Pianeti del nostro sistema solare".
Alle corde della Lisanti non manca l'afflato religioso, come testimonia una spoglia Crocifissione nella quale un rassegnato Gesù emerge nel suo biancore, esaltato dall'assoluta assenza di altri particolari.
Il dramma della morte del Redentore non è dipinto, ma impresso nella spoglia figura dolente.
Lo stesso sentimento attestano la "Madonna di Lourdes", un'opera minore, e la bella Madonna laica dipinta in l'"Abbraccio", nel quale una giovane donna col volto ripreso da certa pittura quattrocentesca abbraccia un bimbo con commovente trasporto.
Il vestito che le lascia scoperte le gambe non è elemento di scandalo ma la denuncia della sua povera condizione di creatura sola costretta a prendersi cura del fanciullo che rappresenta il suo unico bene.
A complemento della propria sensibilità religiosa e di sensibilità umana la Lisanti ha dipinto varie opere fra le quali ha un posto d'onore "Io e l'altro", due giovanissimi che, n abito di Arlecchino e di Pierrot, si abbracciano nonostante l'uno sia di pelle bianca e l'altro di colorito nero.
Completa il quadro del lavoro finora svolto da Cristina la serie dei ritratti che, in particolare con quelli di Ligabue e di Renato Zero, costituiscono una precisa testimonianza di eccellenza tecnica.
*** *** ***
Cristina Lisanti, pittrice catanese, con l’opera dal titolo emblematico “Sogno di una notte di mezza estate”, ripropone il messaggio della commedia di Shakespeare che si prende gioco dei giuramenti d’amore e dei capricci di Cupido.
La storia si svolge nel mondo magico del bosco, popolato da fate e da elfi.
Al centro della vicenda i giovani amanti che si separano e si riuniscono in un’eterna danza.
Lo stile, che si avvale del linguaggio cromatico nelle varie tonalità di blu, avvolge la figura rendendola misteriosa.
Non si tratta di un’evasione come atto di fuga, ma come forza per cogliere il vero senso dell’esistenza.
L’opera si concentra sul corpo messo in risalto dalla trasparenza del colore e da un limpido controllo del disegno.
Le linee, seppur impercettibili, rafforzano l’espressività di un dipinto che si avvale di una esplicazione poetico-
Il linguaggio della Lisante nasce dall’amore verso la cultura.
La predominanza del blu, che simboleggia ciò che è trascendentale, diventa sempre più trasparente man mano che si avvicina alla figura, senza interferire però con il soggetto, tanto da condurre l’osservatore a riflettere sul mistero che intercorre tra l’io, l’essere e l’esistere.
(Enza Conti)
Descrizione dell'opera: "L'abbraccio"
"L'ABBRACCIO" è l'opera che nasce dalla sensibilità dell'artista aliena da ogni forma di mercato.
Sensibilizza ad una riflessione sull'approccio alla quotidianità e alla misurazione dei problemi reali della società, per cui la ragazza nell'abbraccio alla bimba crea una reciproca emozione che si proietta verso il cammino, nella vita.
*** *** *** *** ***
L'opera, per me, rappresenta, in modo molto personale e che caratterizza l'artista l'immagine della maternità.
Esistono tante rappresentazioni di "maternità", ma questa si differenzia da tutte le altre.
E', secondo me, una interpretazione dell'artista e la sua bellezza sta proprio nell'originalità.
Il vero artista, con le sue opere, cerca di interpretare la realtà e di trasmettere le proprie emozioni.
"L'abbraccio" dà proprio questa sensazione.
(Silvana Amato -
"FICHI D'INDIA"
I fichi d'India sono una pianta messicana importata in Italia nel 1600.
*** *** *** *** ***
L’opera, che Cristina Lisanti dedica ad una delle piante caratteristiche della Sicilia, il fico d’India, ci fa cogliere l’essenza coloristica della sua tavolozza composta da colori chiari che rendono l’opera avvolta da lirismo.
Molto attento e sapiente è l’uso dell’azzurro e del verde con le loro delicate sfumature.
L’effetto è reso da sottili pennellate che illuminano la tela di una luce delicata.
"Fichi d’India" testimonia la sensibilità dell’autrice nell’interiorizzare il mondo che la circonda.
Scrive Giovanna Berretta: “Attraverso una profonda sensibilità romantica, la pittrice Cristina Lisanti riesce a guidare il fruitore delle sue opere verso una visione di sconfinamento oltre il tempo. ella, infatti, con impalpabili modulazioni di una luce blu (blu-
Infatti osservando l’opera si coglie una profonda tensione emotiva che sfocia in una interiorità romantica, quale manifestazione di un animo che crea attorno ai suoi soggetti una magica visione.
(Enza Conti)
"IL GIORNO DELLA CIVETTA", tratto dal romanzo omonimo dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia.
Il fondo con l'effetto "tessuto jeans" rappresenta il cielo (ottenuto con i colori ad olio) che è chiaro nella parte alta del dipinto, illuminato dalle prime luci dell'alba.
Il soggetto è rappresentato da un albero spoglio che si ramifica in rami sempre più sottili privi di foglie (i rami secchi, angolosi e privi di foglie vogliono rappresentare la spigolosità', intesa come pungente, dolorosa e cattiva della mafia, problema ardente nella nostra società), su quest'albero vi è di spalle (simbolo di omertà) una civetta.
Le spalle rappresentano l'omertà, non la civetta che simboleggia il titolo del libro.
Il tronco dell'albero è privo di chiaroscuro, come pure i rami e la civetta; i rami presentano leggeri colpi di luce, la civetta presenta leggeri colpi di luce che ne evidenziano il pelo.
Il cielo con l'effetto "tessuto jeans"non è stellato ma crea dei rami secondari illuminati dalle prime luci dell'alba (quando avviene il delitto) che rappresentano le ramificazioni dei rami primari e come vi è scritto sul libro: " lo scrittore Leonardo Sciascia nel suo modo di narrare non si concede ambagi e volute, ma fissa lo sguardo sempre e soltanto sulle nervature del significato, fossero anche in un minimo gesto o dettaglio. Il giorno della civetta è diventato il romanzo più popolare dello scrittore, anche perché lo rappresenta in una forma che, nel più piccolo spazio, raggiunge la massima densità".
Anch'io, nel dipinto: "Il giorno della civetta" ho creato nel più piccolo spazio, cioè con pochi elementi, (il cielo, l'albero e la civetta) la massima densità di significato.
"L'ULTIMA MESSA DI PADRE PIO" 2014 (Pastello su cartoncino 40*30).
E' la prontezza di PADRE ALBERTO D'APOLITO (monaco cappuccino confratello di Padre Pio), in piedi dietro di lui, a evitargli di cadere rovinosamente.
Alle 2,30 Padre Pio aveva detto rivolgendosi al confratello che vegliava, Padre Pellegrino, queste poche parole prima di spirare: "Non chiamare nessuno ... non svegliare nessuno ..." pronunciando ancora parole di riguardo ed affetto per i suoi confratelli.
E'appena l'alba di lunedì 23 settembre 1968 quando le telescriventi delle agenzie giornalistiche di mezzo mondo, battono quella notizia che forse mai nessun giornalista avrebbe voluto scrivere.
Il Frate più famoso al mondo per aver incarnato nel suo misero corpo di umano il grande mistero della fede cristiana, si è spento serenamente al culmine della sua missione terrena.
Cinque piaghe, nelle mani, nei piedi ed al costato, hanno segnato per cinquant'anni il suo corpo, esattamente come i segni della Croce, duemila anni prima, avevano lacerato le membra di Gesù di Nazareth.
Una storia meravigliosa, forse troppo bella perché un'umanità così contaminata dal fango della vita quotidiana potesse subito distinguere l'inconfondibile tratto del disegno di Dio.
"L'ULTIMA MESSA DI PADRE PIO" -
E' la mattina di domenica 22 Settembre 1968, giornata dei Gruppi di Preghiera e 50° anniversario della stigmatizzazione del "Frate del Gargano": i fedeli di tutto il mondo si sono dati appuntamento nel piccolo paese all'apice del promontorio pugliese, proprio perché a S. Giovanni Rotondo risiede il loro fondatore e Padre Spirituale.
E' Padre Pio da Pietrelcina, il Frate "Santo" di San Giovanni Rotondo, colui che porta impresse nel suo corpo le cinque ferite del Cristo della Croce.
Gesù, lo ha privilegiato con i segni del suo Calvario.
*** *** *** ***
Il colore azzurro, che avvolge la figura di Padre Pio mentre consacra, sicuramente è un elemento molto importante nella lettura dell’opera di Cristina Lisanti, in quanto è il colore della spiritualità e rappresenta ciò che il Santo è stato ed è per numerosi fedeli.
Le linee che creano delle forme geometriche, rese visibili dalla cromia sfumata, oltre a dare profondità uniscono attraverso un gioco ben orchestrato il Crocifisso e la mensa Eucaristica.
L’opera della Cristina trasmette sensazioni forti, imprimendo il suo rapporto con la fede.
Scrive tra l’altro Giovanna Berretta: “Attraverso una profonda sensibilità romantica, la pittrice Cristina Lisanti riesce a guidare il fruitore delle sue opere verso una visione di sconfinamento oltre il tempo”.
(Enza Conti)
"IL MARE COLORE DEL VINO" tratto dal romanzo omonimo dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia (olio su tela 60*80).
Nel dipinto: "Il mare colore del vino" tratto dal romanzo omonimo dello scrittore siciliano Leonardo Sciascia ho creato la visione che aveva Nenè, di un mare colore del vino per delineare con il blu frammisto a violetto il dialogo del bambino con gli adulti sulla sua personale interpretazione di quel mare che appariva nella sua visione di bambino.
E come vi è scritto nel racconto: Ad un momento il treno si fermò in riva al mare, il suono del mare si fece immagine, come nelle illusioni del cinema ... Vino? fece il professore perplesso. Io non so questo bambino come veda i colori: come se ancora non li conoscesse.
A voi sembra colore di vino, questo mare? Non so: ma mi pare ci sia qualche vena rossastra disse la ragazza ...
Qualche poeta l'avrà magari scritto, ma io un mare colore del vino non l'ho mai visto disse il professore; e a Nenè spiegò.
Vedi: qui sotto, vicino agli scogli, il mare è verde; più lontano è azzurro, azzurro cupo.
A me sembra vino disse il bambino, con sicurezza.
E' daltonico sentenziò il professore. Ma che daltonico? si rivoltò la signora. E' testardo.
Si provò anche lei a convincerlo del verde e dell'azzurro del mare.
E' vino disse Nenè.
Vedi che è testardo? disse la madre. Ora addirittura afferma che è vino.
<<Il mare colore del vino: ma dove l'ho sentito? si chiedeva l'ingegnere. Il mare non è colore del vino, ha ragione il professore.
Forse nella prima aurora, o nel tramonto: ma non in quest'ora. Eppure, il bambino ha colto qualcosa di vero: forse l'effetto, come di vino, che un mare come questo produce. Non ubriaca: si impadronisce dei pensieri, suscita antica saggezza>> ...
Il treno correva lungo il più splendido mare che avesse mai visto: a momenti pareva assumere l'inclinazione dell'aereo quando decolla, il paesaggio rovesciato da un lato, a filo del volo.
E' o non è bello? domandò il professore, che usava sempre porre alternative estreme: e indicava la costa e il mare di Aci come un quadro che avesse appena finito ...
*** *** *** ***
L'opera “Il mare colore del vino” ispirato all'omonima opera di Leonardo Sciascia, racchiude una forte comunicazione coloristica. Il mare dal blu intenso, diviso dal cielo dalla cromia del viola, è un invito a riflettere sull'ambivalenza della vita: la speranza e la sofferenza. La Lisanti pittoricamente ha tradotto in immagine la visione che aveva Nenè (uno dei protagonisti del racconto) nell'ammirare il mare. Una metafora, quindi, sulla diversità di vedere la realtà. Nell'opera oltre al messaggio simbolico vi è anche la cura stilistica con la stesura del colore che rafforza la linea dell'orizzonte, crea movimento e intesse un lirismo che coinvolge interiormente. Lo studio dello spazio è ben orchestrato, difatti gli scogli che interrompono la distesa d'azzurro armonizzano il paesaggio. L'opera è il risultato dell'interiorizzazione del mondo che circonda l'autrice, soprattutto il mare, con le crespature che raggiungono la riva e riportano ad un mondo incontaminato, dove la natura primeggia in tutta la sua bellezza, perché come ha scritto Giovanna Berretta "Attraverso una profonda sensibilità romantica, la pittrice Cristina Lisanti riesce a guidare il fruitore verso una visione di sconfinamento oltre il tempo".
(Enza Conti)
"IL DIARIO DI ANNA FRANK"
Ci sono due riferimenti molto emblematici: le scale dell'alloggio segreto e la proiezione di una donna in abito da sposa, che rappresenta i sogni e le speranze di una bambina di diventare grande al di fuori di un nascondiglio, una soffitta di Amsterdam.
"BREAK SENSUALE" -
Il gusto è certamente uno dei piaceri quotidiani che coinvolgono la vita dell'uomo.
Su una nuvola leggera come il tulle di un abito da sposa appare come sospesa in cielo la figura femminile rappresentata che sostiene un calice in cui è immerso mezzo limone.
Completa la parte pertinente alla serie dei cibi la frutta, tra cui ciliegie e anguria e poi una crostata ed infine la pagnotta di pane e il prosciutto crudo che sembrano parzialmente affettati da effetti abbaglianti ottenuti con il colore acrilico.
*** *** ***
"Nei vari accostamenti delle forme e dei colori, il rosso delle ciliegie e l'appetibilità dell'anguria, si scorge profondamente il trasporto della passione. Anche la crostata esprime desiderio, desiderio di dolcezza ma tutto è evanescente come il velo e prevale il senso della ragione nelle linee sicure della pagnotta e del prosciutto parzialmente affettati da effetti abbaglianti ottenuti con il colore acrilico.
La frutta, dono della natura, é il mezzo espressivo utilizzato dall'artista per fare del dipinto una poesia".
Carmela Annicchiarico (insegnante)
"DONNA RICICLO" (Olio e acrilico su tela 70*100).
"DONNA RICICLO" è inserita nel contesto di un paesaggio incontaminato.
Indossa una gonna ottenuta nel dipinto con il colore acrilico ma nel contesto della tematica attraverso il riciclo dei rifiuti e porta con sé una borsetta a forma di goccia che mi ricorda una frase di Madre Teresa di Calcutta: "ci rendiamo conto che quello che facciamo é solo una goccia nell'oceano, ma l'oceano senza quella goccia sarebbe più piccolo".
Le bottigliette vuote nella borsetta invitano al riciclaggio.
Ogni nostra azione per tutelare l'ambiente è una goccia nell'oceano ma insieme, tutti uniti, le nostre azioni diventeranno un oceano, quell'oceano che permetterà al nostro pianeta di non scomparire insieme a noi, ospiti ingrati.
"ONDA DI ENERGIA SOLARE"
Nella parte pertinente al sole è poco evidente un cuore che batte; un volatile confluisce nella corda energetica.
"QUEL RAMO DEL LAGO DI COMO ..." (pastello su cartoncino 50*60) tratto dal romanzo: "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni (1785-
Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a restringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda ricomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.
Alessandro Manzoni (la madre era figlia di Cesare Beccaria) nato a Milano nel 1785 immaginò e iniziò un romanzo nel 1821 che portò a termine prima con il titolo di: “Fermo e Lucia “e poi con il titolo: “I promessi sposi” che pubblicò nel 1827 e poi ricorresse specialmente dal punto di vista linguistico e ripubblicò una nuova edizione definitiva nel 1840.
Il romanzo era <<storico>> in duplice senso in quanto attorno alle vicende di due protagonisti ricostruiva la condizione umana della Lombardia intorno al 1630, negli anni del dominio spagnolo.
"LA GINESTRA, DI G. LEOPARDI"
GIACOMO LEOPARDI compose nel 1836 l'ultimo grande canto, La ginestra, che rappresenta l'approdo del pensiero e della drammatica vicenda spirituale del poeta.
Lo scabro paesaggio della campagna vesuviana, dove compose questa lirica, con i campi ricoperti di cenere funerea e di lava impietrata, provoca nel poeta la meditazione circa la potenza e l'ostilità della natura, la miseria e la desolata condizione umana nel mondo. L'uomo non è che un piccolo, fragile e insignificante aspetto dell'immensa vita dell'universo sul quale incombe una onnipotente Natura.
Angoscia e deserto pietrificato sono il mondo e la vita dell'uomo, al cui grido di dolore nessuna voce risponde dagli spazi sterminati di un tutto incomprensibile.
E' da questa amara verità che scaturisce l'appello del poeta all'umiltà e alla fraterna unione tra gli uomini.
La ginestra presenta <<una virile immagine dell'uomo sottratto a tutte le illusioni, a tutte le speranze, a tutti gli inganni mitologico-
Non dunque deliri della mente e della fantasia, ma coraggio di verità e di volontà, umiltà nel riconoscere i propri limiti, fraterna solidarietà tra gli uomini per combattere insieme contro la Natura e per sollevare un poco, nel reciproco amore, il dramma dell'esistenza: questo il messaggio che Leopardi rivolge all'umanità.
L'umile, gentile e profumato fiore, la ginestra, diviene quindi l'emblema della sofferenza dell'uomo, ma anche dell'anima grande e nobile che, al di là di ogni sciocca paura e di ogni inutile superbia, si apre all'amore e alla solidarietà degli uomini e, insieme, il simbolo della poesia che illumina e consola la vita.