Menu principale:
Caterina Caldora è nata a Pescara dove tuttora vive e lavora.
E' laureata in Materie Umanistiche e, pur essendo impegnata nell'insegnamento, ha sempre coltivato la sua passione per la Letteratura e la Pittura.
E' autrice di Saggi, Racconti e Poesie ed espone le proprie opere in mostre personali e collettive in Italia e all'estero (Londra 2008 Jelmoni studio gallery).
E' presente su "Nuova Arte" Mondadori 2006 e 2008.
Ha ricevuto il Premio della Giuria nella Mostra collettiva "IL Muro della Libertà" Berlino -
E' stata allieva dell'ECOLE A.B.C. DE DESSIN di Parigi e le sue opere sono custodite presso Enti e Collezioni private. Preferisce la tecnica del pastello per esprimere luci ed ombre del suo personale "sentire", nell'intento di trovare "nell'altro" un riscontro emozionale.
L'impasto dei colori, l'amalgama di più tinte sovrapposte sono ottenuti con il calore delle dita usate come spatole e dalla compressione più o meno profonda del movimento.
"Le opere proposte (vedi opere) testimoniano un personalissimo sentire la natura con amore e l’esigenza di rendere conoscibile agli altri le suggestioni e le vibrazioni sentimentali provate tramite visioni fissate in un’atmosfera di incantata contemplazione. Aver utilizzato con perizia la tecnica del pastello consente a Caterina Caldora di suscitare nell’animo dello spettatore una sintonia emotiva col proprio mondo e al proprio modo di recepire il fascino del paesaggio. La scelta di colori tenui, dolci come il ricordo del particolare o della visione d’insieme produce un’opera piacevole da osservare al primo sguardo anche se poi, prestando maggior attenzione, possiamo notare anche un sapiente uso della tecnica espressiva e, appunto, dei colori per creare sapienti giochi di luce e giungere così a rappresentare calligraficamente soggetti tratti dal mondo della natura.
L’opera n. 5 ci offre un idillico paesaggio fluviale ove gli alberi in primo piano esulano certo dalla pura descrizione naturalistica per assurgere a moto dell’animo, a desiderio di elevazione verso l’infinito. Sensazione confermata dall’immensità della rappresentazione del cielo (e anche del fiume) nei confronti della sottile striscia della sponda opposta.
Le opere 6 e 7 offrono alla nostra contemplazione un identico soggetto, tipico del paesaggio marino sulle sponde dell’Adriatico: il trabocco. Abbiamo detto contemplazione e non osservazione per precisa scelta critica in quanto la rappresentazione dell’usuale e noto viene sublimata in un’atmosfera di poetica visione di albe sorgenti su mare increspato o sfumato nella foschia della calma piatta. La suggestione dell’ora mattutina viene trasmessa con sapiente e vivo (soprattutto nell'opera n. 6) cromatismo che rimanda ai maestri dell’impressionismo.
L’opera n. 8 si distingue dalle precedenti per quanto concerne il soggetto. Ci presenta, infatti, un volto femminile dalla dolce e trasognata bellezza ma dagli occhi luminosi e dallo sguardo intenso. Accanto a questa calligrafica rappresentazione c’è però qualcos’altro che ci incuriosisce e stimola ad andare oltre la semplice contemplazione. Il volto è abbellito, infatti, dalla grazia dei fiori (da sempre ornamento connesso alla bellezza femminile) e soprattutto un terzo occhio dalla simbologia criptica che ogni spettatore è “invitato” ad intuire o decifrare. Per noi rimanda al “terzo occhio” simbolo della ghiandola pineale e delle sue valenze, prima che fisiologiche, mistiche e trascendentali".
(Prof. Vito Antonio Laurino)
“Dal ricordo luminoso di un mondo costruito nel tempo sul rispetto di quanto perviene ed è natura, osserva l’involuzione dei valori e percepisce l’autolesionismo dell’uomo.
La sua anima viene assalita da una crescente angoscia e tutto diventa metafora: gli alberi deformati alzano al cielo i rami secchi come mani anchilosate in atteggiamento di preghiera.
Partendo da tinte scure riesce ad ottenere una luminosità non inferiore ai canoni tradizionali della tecnica del pastello riuscendo a creare l’impressione di trovarsi dinanzi ad un quadro ad olio”
(Augusto Chiavaro)
“Le vedute urbane di Caterina Caldora idealmente recuperano certi paesaggi metropolitani di sironiana memoria”.
(Fabio Bianchi)
“… i lavori si accostano alle ricerche degli anni venti del secolo scorso di Valori Plastici e, di conseguenza, si avvicinano alla grammatica espressiva di Ottone Rossi e Mario Sironi.”
(Silvia Bonomini)
“Con Pastelli semplici, calligrafici e piacevoli, che si pongono come veri e propri enunciati, … propone momenti di poetica speranza. ‘Lo strappo’ … fuga da una realtà oscura, da una prigione di uno spirito triste … “Anelito” … quel ramo, che appare come una mano pronta a sfondare la rete dalla quale è limitato, appare come il simbolo ribelle … S’impone all’attenzione del pubblico per le sue valenze simboliche e per quei bagagli cromatici, all’interno di una ristretta gamma di tinte basse, minimali, in una sintesi fra scuro e luce, che aprono a sentimenti di speranza.”
(Paolo Levi – Nuova Arte Mondadori 2006)
“… artista sensibile alla pittura figurativa, che non si limita a cogliere il vero, ma interpreta anche i soggetti che l’hanno ispirata, … Con le sue ricerche innovative nella tradizione, offre orizzonti poetici e cromatici al paesaggismo impressionista.
In "Albore di luna" e "Mattino" … manifesta una consapevolezza pittorica che è espressione lirica dei sentimenti. Ecco perché non riprende la mera realtà oggettiva, bensì il ricordo intimo ed esclusivo di quei mondi sognati.”
(Paolo Levi – Nuova Arte Mondatori 2008)
“Le immagini pittoriche di Caterina Caldora, pittrice e poetessa, ripropongono momenti dell’umano sentire vaganti tra buio e luce, vuoti e pieni, dolore e gioia e dolore, forza e debolezza, dubbi e certezze.
Infatti pur nelle accurate forme descrittive di paesaggi naturalistici, alberi, orizzonti, marine, … si colgono in dissolvenza sempre altri elementi che vanno oltre la pura descrizione, … si coglie quasi una sfida a captare momenti scorrono, sentimenti che ci abbandonano, certezze che si perdono.
Ma può bastare un esile raggio di luce che penetra nel buio, un colore che sfuma e fa diradare il nero, nella convinzione che le vita sia un’esperienza tra opposti in lacerante conflitto e che l’arte, in tutte le sue forme, sia una possibilità data all’uomo per stemperare il dolore.”
(Carla D’Aurelio)
*** *** *** *** ***
Ai confini del mondo
Ma esistono 'confini'?
L'anima non ne conosce.
Solo gli occhi, presuntuosi
osservatori del Nulla
ne scrutano i misteri.
Solo la mente scandaglia
l'esiziale Inizio-
L' anima va 'oltre'.
Ricerca il bello, la luce
e l'azzurra serenità.
Oltre può dimenticare
le delusioni amare,
le lacrime versate
ed immergere L'Entità
nella sicura culla
dell'immutabile PISTIS.
Se ...
si potesse
disegnare il vento
tu come lo faresti?
Io gli darei
i capelli degli alberi
d'inverno,
gli occhi delle rondini,
il sorriso dei fiori
le mani ... del dolore
quando ti stringono
forte il cuore.
Quando ...
Il mio tempo finirà
cercatemi
fra le dita adunche
degli alberi d'inverno,
nell'umida carezza
dell'alba, nel chiarore
acceso del meriggio,
nella fredda luce
della luna.
Cercatemi
nei fiocchi di neve
che sostano sul pino,
fra le mute sagome
della nebbia antica,
laddove le memorie
dolcemente sfumano.
Io ci sarò.